La Gdf ha arrestato 10 persone in Sicilia, nell’ambito di un’inchiesta che ha portato alla luce un sistema di corruzione negli appalti della sanità.
PALERMO – Terremoto giudiziario nella sanità della Sicilia. Una maxi operazione della Guardia di finanza ha portato alla luce un intreccio su un sistema che avrebbe consentito di pilotare appalti milionari della sanità dell’isola.
Sicilia, arresti eccellenti per tangenti
L’indagine, che coinvolge imprenditori e funzionari pubblici, ha portato all’arresto di 10 persone accusate, a vario titolo, di corruzione. In manette Antonio Candela, coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19 in Sicilia, e anche il direttore dell’Asp 9 di Trapani Fabio Damiani. Gli investigatori avrebbero accertato un giro di mazzette che ruotava intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’ASP 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro.
“Il capo condominio della sanità”
Antonio Candela è ora agli arresti domiciliari. E’ stato Commissario Straordinario e Direttore generale dell’Asp 6 di Palermo. Proprio alcune gare indette dall’Asp di Palermo, secondo gli inquirenti, sarebbero al centro di un giro di mazzette. Per anni ha vissuto sotto scorta, dopo aver denunciato affari e tangenti nella sanità siciliana, Intercettato, Candela affermava: “Io sono il capo condominio della sanità“.
Durante il periodo in cui rivestiva la carica di direttore generale dell’Asp di Palermo, la più grande della Sicilia, Candela era stato protagonista di numerose iniziative per la trasparenza e la legalità, tanto da ricevere i complimenti dell’allora presidente della Regione Rosario Crocetta e dell’assessore alla Sanità del tempo, Lucia Borsellino, per i risparmi ottenuti dalla sua gestione.
I sequestri disposti dal gip
Il gip di Palermo ha disposto anche il sequestro di 7 società, con sede in Sicilia e Lombardia, nonché di disponibilità finanziarie per 160.000 euro, quale ammontare allo stato accertato delle tangenti già versate: le tangenti promesse ai pubblici ufficiali raggiungono una cifra pari ad almeno 1.800.000 euro.